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Viaggio oltre il Circolo Polare Articolo alla scoperta delle Isole Lofoten

Emanuele Nizza è un grandissimo appassionato di moto, avventure e viaggi estremi. Qualche mese fa è venuto a farci visita presso il nostro store di Vignate alla ricerca della miglior attrezzatura per organizzare il set up di un viaggio che lo avrebbe portato nelle Isole Lofoten in Norvegia, oltre il Circolo Polare Artico, alla fine di Gennaio!

Abbiamo aiutato Emanuele a scegliere i prodotti Touratech più idonei alle sue esigenze e al clima del suo viaggio: il tutto in perfetto stile Mad(e) for adventure.

Emanuele ci racconta di seguito di questa grande esperienza. I paesaggi, le sensazioni, le difficoltà e le emozioni della sua avventura on the road nel freddo polare artico. Buona lettura e lasciatevi ispirare!

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Verso le isole Lofoten oltre il Circolo Polare Artico: un viaggio, una sfida. Una cosa da matti direbbero in tanti!

La passione per la moto nasce fin da piccolo, mi è sempre sembrato il modo migliore per scoprire cose e allargare i miei orizzonti, per vedere cosa ci fosse più in là.

Non mi sono mai adagiato nella mia comfort zone. All’età di 6 anni sono salito su un autobus senza sapere come tornare per capire cosa ci fosse oltre il paese dove vivevo. La voglia di scoprire ed esplorare era più forte. Tornai senza problemi e ne fui molto felice. La passione per i viaggi invernali è invece molto più recente: nasce nel 2015 quando ho partecipato per la prima volta all’Elefantentreffen, mitico raduno invernale che si svolge nella Foresta Nera in Germania.

Da allora vi ho partecipato ogni anno fino allo stop per il Covid-19. Nel 2019 decisi quindi di andare in Norvegia. Fu la mia prima volta in inverno e partecipai ad un altro raduno ancora più estremo, il Kristall Rally. Dentro di me prese forma questa incontenibile voglia di spingermi sempre più a nord, un desiderio che risuonava dentro di me come il suono di un tamburo.

Sono questi i presupposti che mi hanno spinto ad organizzare il viaggio verso le isole Lofoten, oltre il Circolo Polare Artico: un viaggio, una sfida, una cosa da matti direbbero in tanti!

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I preparativi

La preparazione per un viaggio del genere abbraccia molti aspetti: da quelli pratici e logistici a quelli emotivi e psicologici. Importantissima è la scelta degli pneumatici, dei chiodi da applicare su di essi per la guida sul ghiaccio, dell’abbigliamento tecnico per il freddo, del sacco a pelo e della tenda in caso di necessità per le temperature estreme.

Il recupero dell’attrezzatura ha richiesto circa un paio di mesi, grazie anche alla collaborazione degli sponsor e degli amici che lavorano nel settore.

Diario di bordo: la partenza

Il giorno della partenza l’adrenalina è a mille. I primi 1000 km li divoro letteralmente, voglio arrivare a nord il più presto possibile; l’obbiettivo sono le LOFOTEN, quindi in due giorni sono già a Stoccolma. Le temperature sono quasi piacevoli, non troppo diverse dal nostro inverno pieno, passando da -3 a +5 gradi.

Superata Stoccolma inizia a nevicare abbondantemente; è notte e decido quindi di trovare riparo nelle caratteristiche casette scandinave. Il giorno dopo la neve è abbondante e decido dunque di montare le gomme chiodate e mettermi alla prova con questo nuovo stile di guida.

I primi chilometri scorrono veloci, capisco come si guida e il comportamento della moto, regolo al meglio le sospensioni della mia BMW che sembra galleggiare sulla neve come fosse sabbia. E’ incredibile come si riesca a guidare veloci sul ghiaccio con l’assetto e l’equipaggiamento corretto! Ben diversa è invece la frenata che diventa quasi impossibile usando semplicemente le leve; bisogna prevedere le situazioni ed usare il freno motore.

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Le prime tappe

Cominciano le emozioni forti e il freddo quello vero: dobbiamo lasciare la Svezia e entrare in Norvegia da Umeå (Svezia) a Mo i rana(Norvegia).
Circa 500km dove la temperatura resterà costante tra i -20 ed i -25 gradi, sia di giorno che di notte, condizione che mette a dura prova sia il fisico che la mente viste le abbondanti ore di guida.

Faccio tappa per una notte a Storuman, dove alloggio in un hotel il cui proprietario, un ragazzo che ci vede arrivare alle 22, ci guarda incuriosito ed incredulo e ci confiderà poi che in 25 anni non aveva mai visto delle moto d’inverno.

Il viaggio continua con breve pit stop a Mo i Rana. Devo arrivare a Bodo per traghettare alle isole Lofoten e mancano circa 200km che, di notte con scarsa visibilità, la neve e il freddo glaciale sono durissimi e sembrano infiniti. Stringo i denti, ma purtroppo raggiungo il ponte per imbarcarsi in ritardo; fortunatamente trovo un altro traghetto che parte alla 1 di notte. Dopo 3 ore di attraversata ecco finalmente le tanto sognate isole Lofoten!

La gioia è immensa, percorriamo qualche chilometro nonostante sia notte. Mi rendo conto però che trovare un albergo a quell’ora è impossibile: ecco giungere in mio soccorso la tenda e il sacco a pelo che si rivelano perfetti per il clima polare. Fino a questa punto tutta l’attrezzatura si è dimostrata all’altezza del clima rigido: senza l’adeguata preparazione tecnica un viaggio del genere sarebbe stato impossibile.

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L’indomani l’adrenalina è a mille. Non vedo l’ora di mettermi in moto e percorrere finalmente le strade da sogno e i paesaggi che questa fantastica location ha da offrire.
Imbocchiamo la strada per Å da Moskenes per poi risalire fino a Reine. Il paesaggio è surreale e i miei occhi si riempiono di gioia e di piacere, è indescrivibile cosa si prova davanti alla bellezza che la natura sa offrire.

Ogni sforzo, ogni dubbio e tutta la sofferenza sopportata per arrivare fino a qui sono stati ripagati in un attimo.

Piccole case di pescatori si alternano a montagne innevate circondate dal Mare del Nord. Anche le temperature qui sono più miti, si va da -5 a +6 nelle ore più calde, anche se il vento e l’umidità si fanno sentire rendendo qualsiasi operazione a mani nude, come scattare una foto, molto difficile.

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Percorriamo i ponti caratteristici che uniscono le varie isolette che compongono le Lofoten. La città di Svolvær è la più antica del circolo polare artico e risale all’epoca dei vichinghi. È un posto magico e incredibilmente bello: il mio sogno era vederlo al suo massimo splendore, in inverno ricoperto dalla neve nei giorni più freddi dell’anno. Ho coronato il mio sogno ed è stato fantastico, addirittura molto al di sopra delle mie aspettative.

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Il ritorno

Al ritorno ripercorriamo la strada al contrario. Ci aspettano giorni di freddo estremo e ghiaccio, strade interminabili che attraversano boschi innevati per poi aprirsi in distese di bianco candido e incontaminato.

Con stupore scopro che tra Bodo e Mo i Rana si passa su una montagna a dir poco surreale dove una distesa bianca a circa 800 metri di altitudine, completamente gelata, si muove spostata dal vento lasciando la sua brezza sulla strada. É lo stesso fenomeno che ho visto in Africa quando il vento fa serpeggiare la sabbia sulle strade. Sembra incredibile come due luoghi così distanti e due climi così opposti abbiano similitudini così evidenti.

All’improvviso, nel bel mezzo di questa landa desolata e gelida, ecco il cartello “Circolo Polare Artico”. All’andata, essendoci passato di notte non lo avevo notato, anche se ne avevo percepito la magia.

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Ripercorrere le stesse strade che ho fatto all’andata, ma in orari diversi, regala nuove sensazioni. É come ritrovarsi in un posto nuovo, diverso. Ora mi aspettano di nuovo 2 giorni di guida a temperature oltre i -20 sotto lo zero e l’adrenalina è sempre alta.
I chilometri scorrono veloci tra il ghiaccio: faccio nuovamente tappa presso l’hotel Luspen, essendo in una posizione strategica. Il proprietario è gentile e ospitale.

Un altro giorno di guida a -20 e raggiungo Umeå, dove la temperatura si abbassa sui -15. Il paesaggio comincia a “normalizzarsi” e a perdere la magia dei giorni precedenti. Ci si mette anche la pioggia battente a rendere più malinconico il rientro; non mi darà tregua e mi accompagnerà per i successivi 1000km.

Mi ricordo di dover far tappa per recuperare le ruote non chiodate che, per questioni di peso, ho abbandonato per strada, sepolte sotto un cumulo di neve. Decido però di non montarle per risparmiare tempo. Le monterò una volta raggiunta la Germania. Ho una nave da prendere a Trelleborg che mi porterà a Rostock e questa volta non voglio perderla!

Ho percorso 7200 km in 10 giorni per raggiungere le Lofoten nei giorni della merla e ho così realizzato uno dei miei sogni.

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Questo tipo di viaggio è stata una sfida con se stessi e con la natura. Ha richiesto tanta forza di volontà e resistenza sia fisica ma soprattutto mentale. A ciò si aggiunge la fatica di stare in sella ad una moto per tante ore, anche se per me questo aspetto è un piacere, la massima espressione della libertà e della voglia di scoprire il mondo.

Vorrei ringraziare Touratech Italia per avermi supportato in questa avventura, sia umanamente nella scelta dei materiali tecnici da utilizzare sia proprio per la qualità di questi ultimi!

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